29 marzo 2012

Green Papaya Salad
Fast(-moving) street food



Da queste parti un pasto è quasi sempre sinonimo di street food. Sono pochi i thailandesi che cucinano a casa propria, mentre sono moltissimi quelli che ordinano la cena (o parte di essa) da una delle tante bancarelle piazzate sui marciapiedi delle strade di un quartiere qualsiasi di questa immensa città. In realtà, nella maggior parte dei casi definirle "bancarelle" non è propriamente esatto. Anzi, è quasi riduttivo.

Una bancarella che vende ready-to-eat food è quasi sempre fissa, si monta e si smonta sul posto ed è dotata di spazio e comodità. Mi vengono in mente quelle che da noi si trovano nei mercati rionali o di Natale. Sono strettamente legate a un luogo e hanno cadenza regolare.

Qui il concetto è radicalmente diverso. Chi vende street-food utilizza il proprio mezzo - di solito una moto - e ci attacca alla benemeglio il banco di lavoro sul quale tiene tutti gli ingredienti necessari per cucinare. Sono venditori di cibo itineranti che si materializzano (e smaterializzano) in ogni angolo della città a qualsiasi ora. Non ho ancora capito con quale criterio scelgano un marciapiede piuttosto che un altro o se lo facciano come attività principale o come secondo lavoro.

Dove abito io, una piccola parte del marciapiede della strada principale è stata occupata per alcuni giorni da un venditore di young coconut, il cocco verde da bere con la cannuccia (fresco, corroborante, ma che ve lo dico a fa'...). Qualche giorno dopo al suo posto c'era un carrettino di verdure e una motoretta attrezzata con tanto di spiedini di pollo cotti alla brace.

Da ieri invece, c'è questa coppia che vende green papaya salad, spiedini di pollo e pesce alla griglia.










Ieri mi sono decisa e verso le 18, ora in cui il sole tramonta, portandosi via un po' della calura (ma solo un po' eh...) e le strade si ripopolano,...




... sono scesa in strada, armata di reflex, intenzionata a documentare a modo mio il fenomeno di questo fast(-moving) street food.


Ed eccoli lì, lui alle prese con l'insalata di papaya verde, lei addetta alla brace, allestita su un piccolo rimorchietto dell'altro carretto. Ho iniziato a scattare non prima di aver chiesto con dei cenni se fossero d'accordo. Un grande sorriso mi ha risposto di sì. Dopo qualche scatto mi sono resa conto di essere diventata oggetto di curiosità dei presenti, tutti avventori del baracchino e tutti locali (ovviamente). Una farang (parola thai per indicare uno straniero) che fotografa pesci alla griglia? Un evento inconsueto, tanto che di lì a poco una ragazza che aspettava il suo ordine mi ha attaccato un garbatissimo bottone. Where are you from? Il buon livello di inglese e le lenti a contatto Big Eyes che indossava lasciavano intuire un certo interesse-barra-attrazione per il mondo occidentale. Parlando con lei ho avuto modo di scoprire gli ingredienti dell'insalata, l'erba verde che spunta dalla bocca dei pesci (lemongrass) e qualche dritta sui locali della zona.

Osservare i due food-vendor lavorare a bordo di una strada trafficata e polverosa e servire un ordine dopo l'altro mi ha affascinato. Movimenti rapidi, precisi, ingredienti tutti a portata di mano in un ordine solo apparentemente caotico (il sacchetto con i fagiolini serpente, il sacchettino con gli elasticini rossi, la bottiglia di plastica vuota che è diventata un porta-pestello, ecc.)








Per la green papaya salad si raccolgono tutti gli ingredienti nel grande mortaio, uno dopo l'altro: la papaya verde tagliata a julienne molto lunga, i pomodorini, i fagiolini serpente a pezzetti, le arachidi, il succo di limetta, lo zucchero, la salsa di pesce, l'aglio e il peperoncino. Immancabile.








Quindi si raccolgono tutti gli ingredienti in un sacchetto, si chiude lasciandolo gonfio d'aria legandolo con un elastico. Et voila. Green papaya salad TO GO.









Volendo la si può accompagnare con un sacchettino di noodle.

Ed eccolo qua: il ristorante più improvvisato ma allo stesso più autentico dove si possa cenare da queste parti.




Naturalmente il mio reportage sullo street-food non finisce qui, il capitolo è davvero infinito.

Alla prossima.

Sawasdeekaaa

8 commenti:

  1. Ma stupendo questo alternarsi di ristoranti itineranti. In questo modo non devi neanche spostarti per raggiungere il locale dove pasteggiare ma è lui che arriva sotto casa tua!!
    Mi affascina un sacco lo street food!!

    RispondiElimina
  2. Mi piace, mi piace, mi piace!Grazie per quest'interessante e golosa finestra sullo street food che ti circonda, che "invidia", non vedo l'ora di leggere le prossime puntate :D Ciao ciao!

    RispondiElimina
  3. Ciao Marina!!!!!! Chr bello leggerti...e che voglia di venire lí da te a fare incetta di street food:-)bacione

    RispondiElimina
  4. é tutto così diverso, interessante, meraviglioso... ^_^ sono incantata dai tuoi post...e dai tuoi scatti

    RispondiElimina
  5. Meraviglioso, curioso e molto molto affascinante!!!!!!
    Baci

    RispondiElimina
  6. Vai Marina!! Arrivo un pochino in ritardo a leggere il tuo post ma come al solito scopro tantissime di cose nuove. GRazie per questo reportage :-)

    RispondiElimina
  7. è tutto molto interessante e le foto sono sempre splendide!
    un bacio

    RispondiElimina
  8. Street food.....anch'io ogni giorno.... se ti interessa ti do una dritta su un ristorantino sul fiume praticamente impossibile da trovare se non sai dove andare affianco a Wat Arun e davanti al Grand Palace.... ;-)

    RispondiElimina